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Il nostro Centro Diurno, L’Officina delle abilità, propone ai bambini con disabilità che lo frequentano, un intervento educativo individualizzato che comprende attività e progetti per sviluppare le capacità del bambino nella prospettiva di una progressiva e costante inclusione sociale e scolastica. Vengono così programmate attività mirate a sviluppare le capacità relazionali, comunicative, di autonomia, cognitive e psicomotorie.

Proprio nel solco di questi obiettivi due gruppi di bambini del CDD quest’anno hanno partecipato ad attività laboratoriali condotte da Campo Teatrale in tandem con le educatrici di L’abilità. La collaborazione tra le due realtà, Campo Teatrale e L’abilità, è frutto della partecipazione in partnership al Bando 57, promosso da Fondazione di Comunità Milano. Il progetto presentato prevedeva inizialmente, la sperimentazione di attività teatrali co-progettate dalle due organizzazioni e da realizzarsi nelle scuole del Municipio 3, dove è stato inaugurato il Giardino Ezio Lucarelli, uno dei parchi giochi accessibili nati grazie al progetto Gioco al Centro, per sensibilizzare bambini e ragazzi sul tema della disabilità e in generale su quello dell’inclusione.

Per tutte le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, il progetto iniziale ha dovuto necessariamente subire modifiche e cambiamenti, non essendo possibile realizzare laboratori nelle scuole. La scelta è stata quella di iniziare a sperimentare con i bambini dell’Officina delle Abilità una serie di attività teatrali e di costruire, in base ai risultati ottenuti, i percorsi per le scuole che saranno realizzati nel prossimo anno scolastico.

È così iniziato il lavoro presso L’Officina delle Abilità, che ha portato Marco Colombo Bolla e Lia Gallo di Campo Teatrale a seguire, una volta a settimana, le attività pomeridiane di due dei tre gruppi di bambini che frequentano il centro.

Racconta Marta Govi, una delle educatrici di L’abilità coinvolte nel percorso: “Lia e Marco hanno iniziato con una fase di osservazione delle nostre attività, per entrare progressivamente in contatto con i bambini, capire come potersi “agganciare” alle nostre attività ordinarie e adeguarsi alle competenze e alle abilità dei bambini coinvolti”.

“Nella fase iniziale di progettazione degli interventi abbiamo deciso di lavorare principalmente sulla coscienza di sé e del proprio corpo”, racconta Marco. “Per noi”, prosegue Marta, “il lavoro è stato utile per continuare a sviluppare le competenze dei bambini – sia a livello emotivo, sia di relazione, sia di gestione del corpo, con con strumenti e approcci in parte del tutto nuovi e in parte già noti ai bambini, ma mai utilizzati da noi educatrici per far emergere queste competenze “teatrali”. Con l’approccio teatrale abbiamo lavorato sulla capacità dei bambini di partecipare attivamente a una proposta, di mantenere il controllo del proprio corpo e non meno importante, sulla relazione”.

“L’aspetto della relazione è di fondamentale importanza”, spiega Lia “abbiamo sperimentato la capacità del bambino di stare in relazione con l’altro, in taluni casi del farsi carico dell’altro perché l’azione che stiamo portando avanti possa funzionare. Abbiamo invitato per esempio i bambini a coppie a “gestire” un palloncino, insieme. E per farlo i bambini hanno dovuto entrare necessariamente in relazione l’uno con l’altro, coordinandosi e collaborando”.

Marco interviene: “In un certo senso li abbiamo costretti a un ribaltamento di ruolo: i bambini con disabilità sono oggetto di cura, noi gli abbiamo chiesto di prendersi cura degli altri, ad esempio guidando un compagno che ha gli occhi chiusi, collaborando con l’altro ed entrando in relazione con lui”.

Il lavoro è stato differenziato in base alle competenze e alle abilità dei bambini dei due gruppi partecipanti: “Con un gruppo abbiamo lavorato molto sulla consapevolezza del proprio corpo anche in relazione con l’altro, con l’uso ad esempio di oggetti. Così i bambini hanno giocato con un palloncino, o mosso un tessuto o teso un elastico: sempre entrando in relazione gli uni con gli altri, calibrando a vicenda i propri movimenti per dare concretezza all’azione.” Lia prosegue: “Con il secondo gruppo, oltre alla componente motoria abbiamo lavorato anche sulla gestione dello spazio e sulle emozioni e abbiamo sperimentato anche piccole improvvisazioni a due”.

“Il lavoro ha sicuramente dato i suoi frutti, seppur nel tempo limitato che abbiamo avuto a disposizione: abbiamo notato reazioni positive anche in bambini che normalmente con difficoltà manifestano entusiasmo. Tutti i bambini aspettavano con gioia l’appuntamento del lunedì. E anche per noi educatrici è stato interessante potersi sperimentare in un percorso del tutto nuovo, collaborando attivamente con Lia e Marco”. Lia e Marco sorridono: “Abbiamo costretto le educatrici a navigare a vista, gettando anche i bambini in acque del tutto nuove e inesplorate: è stato positivo per tutte e tutti verificare che se, opportunamente guidati e con attività calibrate… galleggiano, divertendosi”.

Al termine di questo ciclo di incontri che si conclude proprio questa settimana, partirà il lavoro di progettazione dei percorsi laboratoriali per le scuole primarie, che verranno realizzati con il prossimo anno scolastico: “Quanto sperimentato all’Officina delle abilità”, spiega Marco Colombo Bolla, “ci servirà per strutturare le attività, in un contesto del tutto nuovo, quello di classi di scuole primarie: tema cardine sarà comunque anche in questo caso l’incontro con l’altro e la relazione”. Buon lavoro, quindi!