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gesto

Lavoriamo spesso con bambini stranieri: quest’anno seguo 25 bambini, 14 dei quali con una provenienza culturale diversa. Ci misuriamo con la differenza e la cogliamo come chiave di lettura della situazione: partiamo dalla diversità per costruire un terreno comune e condiviso, per interagire con le famiglie.

Come psicomotricista sono facilitata dal fatto che la relazione con il bambino è anche agita attraverso il corpo. Anche se lo stesso gesto può essere portatore di  significati diversi se letto con codici differenti. Così, mi è capitato di dover “contenere” ad esempio mamme di origine cinese, che hanno nei confronti dei loro bambini con Sindrome di Down un tocco molto (in alcuni casi troppo) intenso, in relazione alle condizioni del bambino, proprio per farsi “sentire” da quel piccolo che sembra vivere e rispondere troppo lento. In quei casi devo inserirmi in quella dimensione culturale, capire i significati dietro al comportamento e tentare di adattarlo ai bisogni del bambino.

Impariamo dall’esperienza. Come nel caso di una bambina etiope con Sindrome di Down, della quale non riuscivo a leggere il comportamento. Durante i primi incontri, lavoravo sul tappeto con la bambina mentre la madre si sedeva accanto a noi, ma sempre un po’ discosta, distante. La bambina, pur rispondendo bene ai miei stimoli, scoppiava in un pianto disperato, iniziando a muovere in maniera stereotipa le manine. Non sono riuscita ad interpretare quel gesto fino a quando la madre, pur restando distante, iniziò a cantare e danzare con le sue mani, per calmare la figlia. A quel punto, ho capito il gesto della bimba che prima mi sembrava stereotipo, quasi primo sintomo di una patologia. La relazione con la bambina si concretizzava a distanza, attraverso il canto della madre e i suoi movimenti con le mani, imitati dalla piccola in quel gioco di scambio.

Un episodio emblematico della necessità, per noi terapisti, di far nostra la diversità, per accorciare le distanze e costruire una condivisione indispensabile nella relazione.

 

 

Dal numero #03 del magazine L’ABILITÀ NEWS, il racconto di Maria Teresa Persico, terapista della neuropsicomotricità, lavora presso il servizio di riabilitazione del Consorzio Sir.