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La nostra scuola si misura da tempo con le esigenze degli alunni stranieri, alcuni dei quali con disabilità. Quest’anno seguiamo diciotto alunni con disabilità, otto dei quali provengono da altri Paesi.

In questi casi collaboriamo spesso con mediatori culturali e linguistici, per far sì che la comunicazione possa essere efficace. Si verifica qualche difficoltà in più, ad esempio con le famiglie cinesi, dove alla distanza linguistica si aggiunge una distanza culturale più marcata, che comunque non ha mai compromesso la possibilità di intavolare un dialogo positivo, anche grazie all’intervento dei mediatori culturali.

Ci muoviamo anche in maniera informale, con attenzioni che non sono dovute ma risultano indispensabili in relazione alle condizioni della famiglia e del bambino con il quale stiamo lavorando.

Ci è capitato di aiutare le famiglie ad interfacciarsi con i servizi e le istituzioni. Ricordo il caso di una famiglia cingalese: in occasione di una visita specialistica i docenti hanno scritto, in accordo con la madre della bambina, una lettera, che potesse aiutare nella presentazione della situazione.

In altri casi alcune colleghe hanno aiutato i genitori a districarsi nelle procedure burocratiche, spesso difficoltose anche per le famiglie italiane. Si attuano quindi percorsi formali e informali, nel tentativo di garantire la piena inclusione in generale degli studenti stranieri, in particolare di quelli con disabilità.

 

Dal numero #03 del magazine L’ABILITÀ NEWS l’esperienza di Antonella Terazzi, docente alla scuola primaria Locatelli di Milano, con gli studenti con disabilità di origine straniera: lavoro formale e informale si alternano con un unico obiettivo, l’inclusione.