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“Faccio esperienza continua del silenzio fecondo quando sento ogni giorno l’educatrice che si pone in silenzio ad aspettare la domanda del bambino con disabilità in un tempo che è infinito ma necessario. Come stai?…Hai voglia di giocare con me?… Sono qui per te e con te, aspetto, dì con tranquillità quello che vorresti dirmi o fare”.

Il silenzio, dice Carlo Riva, è generativo e educante quando consente al bambino con disabilità di essere e stare nella relazione con l’altro. Una relazione che non è fatta necessariamente di parole ma anche di sguardi, attesa, curiosità, rispetto. Quando l’adulto sa rimanere in silenzio e aspettare offre al bambino la possibilità di esprimere la sua identità e la sua passione silenziosa.
Queste sono alcune riflessioni che Carlo Riva ha stimolato in un articolo pubblicato sulla rivista “Bambini” del mese di gennaio all’interno di un approfondimento curato da Elisa Rossoni, coordinatrice dello Spazio gioco, e dedicato al valore educativo del silenzio.
Il silenzio, scrive Elisa Rossoni, è una “dimensione fondamentale che entra in gioco nel processo educativo, è uno spazio di benessere per l’adulto e il bambino, un tempo pieno e attivo di scoperta e ascolto di sé e dell’altro, delle presenze sonore del mondo e della natura”.
Il silenzio rigenera l’attenzione, concede una pausa dal baccano del mondo e una sosta nelle nostre vite frenetiche per dedicarsi con dedizione e concentrazione alle proprie passioni.
“Per questo crediamo sia necessario coltivare con i bambini l’arte del silenzio nei contesti educativi, che dovrebbero essere luoghi abitati dai buoni silenzi, spazi dove sperimentare nuove possibilità di esserci e pensare, dove poter sostare per attingere forza, piacere e benessere”.

È possibile approfondire questo tema anche grazie all’articolo recentemente pubblicato dalla rivista Bambini, a cura di Francesca Ciabotti e Elisa Rossoni, coordinatrice de Lo Spazio Gioco. Per informazioni ulteriori clicca qui