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Nel pezzo di Cesarina Xaiz* un tema fondamentale per l’abilità: la costruzione della relazione sociale attraverso il gioco.

La caratteristica della menomazione sociale dei bambini con autismo o con altri disturbi dello sviluppo è la non comparsa, o la comparsa ritardata o disarmonica, dei correlati comportamentali dell’intersoggettività: attenzione congiunta, emozione congiunta, scambio di turni, imitazione. Tutte queste componenti sono già presenti nel bambino a un anno e mezzo di età e ciò spiega la completa capacità di relazione interpersonale reciproca già in bambini molto piccoli. Questa capacità è anticipatrice delle abilità di comunicazione e delle successive abilità sociali. Sappiamo che questi bambini hanno serie difficoltà in tutte queste aree e che i migliori risultati si ottengono con un intervento psicoeducativo precoce e intensivo. Per intensivo si intende un intervento che dovrà svolgersi a casa, a scuola e in ambulatorio.

La relazione sociale è il cuore dell’intervento e porta a un miglioramento generale in tutte le aree dello sviluppo, dati gli effetti sistemici, circolari all’apprendimento. Io ho lavorato tantissimo con centinaia di bambini piccoli Gioco e interazione per costruire la relazione sociale e credo che si possa davvero insegnare loro a guardare insieme una cosa, per esempio a guardare insieme una biglia che rotola, a condividere un’emozione, a scambiare sguardi e sorrisi, a imitare le azioni degli altri e anche a reagire all’imitazione delle proprie azioni. Per insegnare queste abilità occorre prestare attenzione ad alcuni aspetti tecnici. Fondamentale è saper valutare l’abilità di interscambio sociale del bambino, conoscerne e seguirne gli interessi; in base alla valutazione, quindi, occorre scegliere cosa insegnare e per insegnare è necessario partire dagli interessi del bambino.

Dobbiamo avere molta costanza: i nostri sono bambini che non rispondono immediatamente alle nostre richieste.

Un’altra cosa importante è ricercare la prossimità sociale che è accettata da quel singolo bambino. Sappiamo che ci sono bambini con i quali lavoriamo in modo molto ravvicinato, a continuo contatto fisico; e al contrario bambini con i quali dobbiamo lavorare a distanza perché non accettano che le persone gli stiano vicine. Occorre modellare la postura fino a renderla confortevole e appropriata all’attività di gioco: abbiamo presenti bambini con un tono molto rigido, oppure bambini ipotonici e con un’instabilità motoria che impedisce loro di stare seduti bene.

Modellando la loro postura, potremo aiutarli a provare maggior benessere e a prestare più attenzione, sia da seduti che in piedi. È inoltre importante capire che i nostri sono bambini che non rispondono immediatamente alle nostre richieste, bisogna essere costanti, bisogna aspettare, rispettare i loro tempi senza passare immediatamente ad altro. Possiamo lavorare allo scopo di mettere il bambino nel mondo sociale. Per fare questo è indispensabile coinvolgere i genitori informandoli e formandoli a trovare i modi per potere interagire con il proprio bambino.

 

 

*Cesarina Xaiz, psicomotricista e terapista della famiglia, ha lavorato a lungo presso il Centro Territoriale Riabilitativo dell’Ospedale San Paolo – Università degli Studi di Milano. Ha fondato, con Enrico Micheli, il Laboratorio Psicoeducativo a La Valle Agordina, Belluno.