Oltre le terapie: sperimentare per migliorare
“L’impatto sociale incide profondamente sull’educazione e sullo sviluppo dei bambini anche da un punto di vista riabilitativo. I bambini ospiti in comunità hanno storie personali molto complesse: abbandoni, separazioni dalle famiglie, traumi profondi, per questo è necessario indagare la loro condizione emotiva prima di intervenire a livello clinico”. Questo il parere del dottor Emilio Brunati, neuropsichiatra infantile e fisiatra, responsabile del Centro di Neuroriabilitazione pediatrica della Casa di Cura Privata del Policlinico Milano, centro in cui alcuni dei bambini ospiti de la casa di l’abilità svolgono le settimanali terapie riabilitative. Continua il dottor Brunati:
L’abilità ha sempre saputo leggere i bisogni dei bambini, della città, creando sempre risposte innovative e adeguate. È necessario attivare progetti riabilitativi continuativi e questo è quello che facciamo nella nostra struttura per i bambini che frequentano la casa di l’abilità
Una di questi bambini è Ida, ad esempio. Ogni settimana Ida attraversa la città con il nostro pulmino per andare alla Clinica Dezza. Ida ha un quadro molto complicato, una tetraparesi spastica grave al punto tale da non consentirle alcun movimento fluido. Non riesce a controllare i suoi gesti. Non stende le dita, muove mani e braccia a scatti e le sue gambe e i suoi piedi sono sempre in una posizione innaturale. Un corpo ostile che imprigiona le sue emozioni e il linguaggio. La sua disabilità non le consente di parlare, se non con gli occhi che sono vispi e profondi.
“La sua mobilità oculare è indenne – spiega il dottor Brunati – per questo abbiamo pensato per Ida un sistema di nuova generazione per la comunicazione.” Di cosa si tratta? Un software all’interno di un pc in cui sono installati dei sensori che “leggono” il suo sguardo. “Le immagini caricate all’interno del sistema rappresentano oggetti, cibi, animali e traducono emozioni in simboli. Ad attivare i comandi non sono le sue mani, ma i suoi occhi. La bambina guarda il monitor del pc, sceglie ciò che vuole comunicare e il sistema è poi in grado di selezionare e isolare l’immagine da lei ha indicato. Al computer è legato un sintetizzatore vocale che “dà voce” alle sue scelte. Sono due mesi che stiamo facendo la sperimentazione mettendo a punto il sistema. Il nostro obiettivo è far sì che questo diventi per lei uno strumento di comunicazione”.
Ida viveva in un contesto di grave inadeguatezza, deprivata di stimoli e di possibilità. La nostra sfida, insieme all’equipe del dott. Brunati, è quella di aiutarla a comunicare i propri bisogni e le proprie emozioni.