Priorità per persone con disabilità e caregiver nell’aggiornamento delle raccomandazioni sui vaccini

Sono state finalmente aggiornate le “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19″. L’aggiornamento prevede che saranno vaccinate, in parallelo agli over 80, le persone con disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica) definite disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 art.3 comma 3 ma anche dei loro familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto, quindi anche delle badanti.
I minori che rientrano nella definizione di “estremamente vulnerabili” – cioè con una delle patologie elencate nella tabella 1 delle raccomandazioni, dove vengono individuate le patologie associate a un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19 – al momento non possono essere vaccinati, perché non esistono vaccini indicati sotto i 16 anni d’età. Tuttavia si vaccineranno con priorità i relativi genitori/tutori/affidatari.

Rimandiamo ad una lettura delle Raccomandazioni per tutti i dettagli, ricordiamo qui che le nuove fasce di priorità sono queste:
– Categoria 1 | Elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili; disabilità grave);
– Categoria 2 | Persone di età compresa tra 70 e 79 anni;
– Categoria 3 | Persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni;
– Categoria 4 | Persone con comorbidità di età <60 anni, senza quella connotazione di gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili;
– Categoria 5 | Resto della popolazione di età <60 anni.

Nelle Raccomdanzioni si precisa che «sono inoltre considerate prioritarie le seguenti categorie, a prescindere dall’età e dalle condizioni patologiche, quali personale docente e non docente, scolastico e universitario, Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali» e che «sarà inoltre possibile, qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione».

A questo punto la palla passa quindi alle Regioni, chiamate a organizzarsi sia rispetto ai centri vaccinali che alle modalità di prenotazione.

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