Io vivo altrove: storie e speranze di famiglie con figli con disturbi dello spettro autistico

Oggi 1 aprile è in uscita in tutte le librerie “Io vivo altrove. L’autismo non si cura, si comprende” di Beppe Stoppa (Laurana ed., collana Le parentesi). Il libro mette nero su bianco paure e speranze di tante famiglie che hanno un figlio con disturbi dello spettro autistico, e il loro desiderio di uscire dall’isolamento e rendersi visibili, raccontando un universo ancora poco conosciuto e privo di aiuti adeguati.

Nella prefazione del libro Stefano Belisari – meglio conosciuto come Elio, leader di “Elio e le Storie Tese” e papà di un figlio autistico, lancia un messaggio: “L’auspicio è che si riesca a comunicare a sempre più persone l’importanza e la necessità di un intervento finalmente efficace e diffuso. Per tutti! Come dovrebbe essere in un Paese civile”.

Il libro raccoglie quindici storie di famiglie, educatori, ragazzi e ragazze che vivono in questo universo parallelo, e che attraverso le loro testimonianze toccanti, ma anche divertenti, uniche e sorprendenti per la loro ricchezza, chiedono di non essere abbandonate.

Tra i racconti anche la testimonianza di Franca Pieroni, dipendente storica di L’abilità e membro del nostro direttivo, che descrive con profonda leggerezza la propria esperienza familiare. Il percorso per l’adozione di Tommaso, i primi problemi e segnali, la diagnosi, l’incertezza, la faticosa costruzione di un percorso familiare…

Un racconto intimo, che è fatto anche di desideri e di bisogni…

Quindi il mio desiderio è di qualcuno che possa garantire la sua cura. E questa è la base.
Poi, non poi, ma piuttosto insieme, qualcuno che gli possa garantire la sua dignità del vivere. Che gli pulisca il culo, che gli curi i denti, che lo tenga in ordine e pulito. Il minimo sindacale, la base della dignità di ogni essere umano.
Ma desidero anche qualcuno che non gli faccia mai mancare le coccole, che si faccia annusare, che lo porti in giro in macchina che è la sua grande passione, che gli faccia suonare la sua amata pianola, che lo faccia andare su e giù sull’altalena, su e giù su una benedetta altalena.
Anche a settant’anni.
Ecco cosa desidero veramente.

Un desiderio di cura, e di futuro, per Tommaso e per tutti i bambini e le bambine. Cura e futuro che a L’abilità proviamo a garantire e costruire ogni giorno. Vi invitiamo a scoprire nelle pagine di “Io vivo altrove. L’autismo non si cura, si comprende” il viaggio di Franca e di Tommaso.

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