Il gioco è una cosa seria… e divertente!

Il gioco è un’esperienza vitale e fondamentale che nasce e si sviluppa con urgenza e naturalezza nel processo di crescita di un bambino ma che, nel caso di bambini con disabilità, può avere bisogno di essere incoraggiata e stimolata utilizzando delle strategie educative ben precise.

Da 25 anni l’associazione L’abilità onlus garantisce il diritto al gioco ai bambini che frequentano i nostri servizi attraverso la messa in atto di pratiche educative che mettono al centro il bambino, i suoi bisogni e le sue competenze. Una modalità di lavoro che è diventata un metodo grazie a un progetto di ricerca realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane “Riccardo Massa” dell’Università di Milano – Bicocca, che ha portato alla codificazione e validazione del metodo educativo della “Ludotecnica Inclusiva”.

Questo metodo, applicato quotidianamente nel nuovo centro LudoLab di L’abilità, è rivolto a bambini fino agli 11 anni con tipologie di disabilità differenti e definisce cinque strategie fondamentali per poter strutturare un ambiente di gioco idoneo che consente al bambino di prendere parte in modo attivo e autonomo al gioco, di stare bene e divertirsi con altri bambini.

Il primo principio è quello della disposizione ludica e ha a che fare con l’atteggiamento dell’operatore che organizza l’esperienza del gioco. È importante che l’educatore, mantenendo il suo ruolo educativo, si renda disponibile a giocare, a riscoprire il piacere del gioco in modo da coinvolgere il bambino e stimolare il suo interesse e la sua partecipazione.

Il secondo principio della Ludotecnica Inclusiva è la strutturazione di spazi, tempi, materiali e corpi, ovvero la predisposizione di una serie di condizioni materiali che consentono lo svolgimento del gioco stesso.

Per quanto riguarda lo spazio, deve essere essenziale e privo di stimoli, e deve aiutare i bambini a capire cosa devono fare senza aver necessariamente bisogno di una spiegazione verbale. Una strategia che mettiamo in atto a LudoLab è quella di identificare con delle immagini la posizione che il bambino deve occupare durante lo svolgimento di determinati giochi (per esempio mettendo la sua foto sulla sedia su cui deve sedersi).

Il tempo del gioco deve risultare chiaro e comprensibile al bambino per sostenerlo nella partecipazione e nell’attenzione. Per questo motivo, per esempio, quando proponiamo il gioco del bowling a bambini con disabilità intellettiva mostriamo loro il numero di palle che dovranno tirare per fargli comprendere la durata del gioco: il gioco terminerà quando il bambino avrà lanciato tutte le palle. Le palle possono anche avere dimensioni e caratteristiche diverse per aumentare l’interesse e il coinvolgimento del bambino.

I materiali che si propongono devono essere accessibili alle possibilità di ogni bambino e, se necessario, devono essere modificati per renderli facilmente utilizzabili e comprensibili. Ad esempio, le tessere del memory possono essere ricreate in legno, sagomate e dello spessore di un centimetro in modo che ogni bambino possa afferrarle senza difficoltà.

Porre attenzione al corpo significa che l’educatore dovrà agire e reagire in maniera intenzionale, stabilendo una relazione di gioco e un dialogo corporeo con il bambino con disabilità, un dialogo che può essere fatto non solo di parole ma anche di gesti, immagini e emozioni.

Il terzo principio è la personalizzazione: ogni gioco deve essere pensato e preparato per il singolo bambino e per ogni bambino è fondamentale redigere un Progetto Educativo Ludico (PEL), che definisce gli obiettivi che si vogliono raggiungere nelle diverse aree del gioco.

Personalizzare un gioco di carte, significa ad esempio, fornire a un bambino che ha difficoltà nella motricità fine un portacarte, che gli consente di partecipare autonomamente insieme ai suoi compagni di gioco.

Il quarto principio è quello della semplificazione. Semplificare un gioco significa predisporlo in maniera che il bambino capisca visivamente cosa fare, significa procedere a piccolissimi passi scomponendo la meta in diversi obiettivi facilmente raggiungibili e in modo da diminuire gradualmente l’aiuto fornito dall’educatore. In questo modo il bambino può partecipare al gioco autonomamente, si sente competente e rinforzato nella sua autostima.

L’ultimo principio è collegato alla partecipazione, punto di partenza e di arrivo della Ludotecnica Inclusiva. La partecipazione è la libertà di prendere parte al gioco.

È la partecipazione dell’adulto che non dovrebbe sostituirsi al bambino ma rispettarne limiti e possibilità. È la partecipazione del bambino, è il suo desiderio di provare, sperimentarsi, sbagliare, riuscire, percepirsi come persona in grado di agire, decidere e giocare.

Grazie al metodo educativo della Ludotecnica Inclusiva, ogni giorno a LudoLab viene offerta a tutti i bambini, qualsiasi sia la loro disabilità, la possibilità di giocare a partire dalle capacità di ognuno e da ciò di cui ognuno di loro ha bisogno. È compito delle educatrici di LudoLab pensare, curare e preparare un’esperienza di gioco accessibile e inclusiva che possa garantire ai bambini il diritto e la libertà di prendere parte al gioco, di sostenere le abilità ludiche che i bambini potranno esercitare negli altri contesti di vita sociale.

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