3 dicembre 2018: non lasciare indietro nessuno

Lo scorso 3 dicembre, Giornata Internazionale delle persone con disabilità, la Consulta Cittadina delle persone con disabilità, per la prima volta è stata invitata durante il Consiglio Comunale a rendere conto delle richieste e dei bisogni delle persone con disabilità.

Ecco il discorso che Laura Borghetto presidente di L’abilità e membro della Consulta Cittadina ha pronunciato davanti alla Giunta e ai membri del consiglio.

Assessori, Presidente e Consiglieri,

È un onore essere qui oggi come membro della Consulta nella Giornata internazionale delle persone con disabilità che dal 1992 è stata osservata ogni anno per volere delle Nazioni Unite.

Un onore innanzitutto perché credo fermamente nelle istituzioni e nel loro potere di incidere sulla vita dei cittadini se ben governate verso il bene comune.

Ma il bene comune non è il risultato di un programma elettorale è la capacità di fare sintesi tra gli ideali e i bisogni, tra i progetti e le richieste dei cittadini compresi quelli più fragili che spesso non si sentono parte di un processo democratico di cittadinanza attiva vivendo ai margini, esclusi.
Il bene comune è responsabilità verso il presente ma soprattutto verso il futuro.

Fare parte della Consulta cittadina delle persone con disabilità vuol dire rappresentare i diritti delle persone con disabilità all’interno delle istituzioni collaborando attivamente nei processi decisionali dell’Amministrazione perché i diritti diventino esigibili.

Il mio ambito di intervento in Consulta, insieme ad altri colleghi, è proprio quello di promuovere un’azione di garanzia perché le politiche della città nei confronti dei bambini e degli adolescenti con disabilità siano sempre guidate da scelte che tutelino l’interesse superiore del fanciullo, come richiamato nella convenzione ONU dei diritti dell’infanzia e nella Convenzione Onu sui diritti delle Persone con disabilità.

I bambini, banalità dirlo ma è bene ricordarlo, sono il futuro della città, anche i bambini e i giovani con disabilità.

Mai come quest’anno la giornata internazionale delle persone con disabilità guarda al futuro e salda le parole chiave che internazionalmente sono condivise dai movimenti delle persone con disabilità con le nuove parole che sono all’ordine del giorno delle politiche mondali.

Le parole chiave di questa giornata scelte dall’ONU sono empower, inclusione e uguaglianza. Anzi, nella dicitura ufficiale viene usata la parola “empowering”, termine di difficile traduzione in italiano e che possiamo spiegare come un “processo per rendere capaci, rendere protagonisti, rendere forti” le persone con disabilità.

Queste parole chiave del movimento e della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità oggi si rafforzano nel richiamo delle Nazioni Unite ai Governi dei 193 Paesi che hanno sottoscritto L’Agenda 2030, 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi che i Paesi firmatari – tra cui l’Italia – si sono impegnati a raggiungere entro il 2030.

“Le società non raggiungeranno mai i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile senza la piena partecipazione di tutti, comprese le persone con disabilità. Non possiamo permetterci di ignorare o emarginare i contributi di 1,5 miliardi di persone”.

Queste sono le parole di Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, sull’11esima sessione della Conferenza degli Stati parte della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (12 giugno 2018).

Dodici anni dopo l’adozione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, oggi qui in Consiglio comunale noi membri della Consulta rilanciamo gli impegni della Convenzione nella Giornata internazionale delle persone con disabilità di quest’anno il 3 dicembre, affermando il ruolo fondamentale che le persone con disabilità svolgono per costruire nel futuro una società inclusiva per tutti.

È necessaria un’azione concreta per rendere la condizione di disabilità visibile nel processo decisionale, riconoscendo il potenziale delle persone con disabilità e delle loro famiglie come contributo e non” peso” della società.

Anche il Rapporto pubblicato dall’Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, che opera all’interno di Vihtali spin off dell’Università Cattolica presso la sede di Roma, conclude la propria analisi con una amara constatazione nel comunicato stampa diffuso oggi.

“L’inclusione sociale delle persone con disabilità è ancora lontana. I diritti sanciti dall’articolato della Convenzione delle Nazioni Unite, in particolare quelli alla salute, allo studio, all’inserimento lavorativo, all’accessibilità, non sono ancora perfezionati. Lo testimoniano le peggiori condizioni di salute e i livelli di istruzione sensibilmente più bassi di quelli osservati nel resto della popolazione, nonché il numero di occupati che non è ancora in linea con il resto del Paese. La causa di questo è la mancata attuazioni delle normative, dovuta probabilmente alla lentezza delle amministrazioni nel loro recepimento e alla scarsità di risorse finanziarie a disposizione dei governi locali competenti in materia sociale”.

C’è tanto lavoro da fare. Cominciamo dai bambini con disabilità a rendere fattivo il motto dell’Agenda 2030: “non lasciare nessuno indietro”.

Facciamolo guardando le grandi sfide del futuro. Ne cito due come esempio: “urbanizzazione sostenibile” e “smart city”.

Affrontare le grandi questioni legate all’urbanizzazione sostenibile per rendere Milano nel centro e nelle periferie una città inclusiva, sicura, resiliente e sostenibile, è un obiettivo fondamentale per le generazioni future, quindi anche per i bambini con disabilità oggi, cittadini di domani.

Adottare l’approccio smart-city che sfrutta le opportunità offerte dalla digitalizzazione, energia pulita e tecnologie, nonché nei trasporti innovativi tecnologie che consentono alle città di migliorare la propria offerta di servizi, infrastrutture urbane di base e più accessibili dal punto di vista ambientale, user-friendly e inclusivi delle esigenze di tutte le persone. Anche questo vuol dire pensare ai bambini con disabilità, sentire la responsabilità della loro crescita, rispettare la loro capacità evolutiva come dice la Convenzione ONU con tutti gli strumenti possibili.

Non si tratta di lavorare quindi solo nell’ambito delle politiche sociali o delle politiche in campo educativo, ma di ampliare lo sguardo a tutti i processi che crescono nella città: l’urbanizzazione, le politiche dei trasporti, le politiche abitative, la digitalizzazione confrontandoci con un punto di vista allargato.

Non chiediamo di consultarci solo per le politiche, i programmi specifici per le persone con disabilità. Certo ci aspettiamo che venga fatto continuamente e preliminarmente alle delibere, agli atti.

Non chiediamo di consultarci solo per il parere preventivo su come l’amministrazione destina le proprie risorse nei capitolati specifici della disabilità o dell’educazione e del diritto allo studio. Certo ci aspettiamo che sia fatto visto che in questi anni non è stato consentito alla Consulta di esprimersi sul bilancio, vista l’oggettiva complessità di scorporare da dati complessi i costi e le risorse impiegate sulla disabilità nei diversi settori, dallo sport all’abitare, dalla mobilità alla spese per gestione diretta dei servizi specificamente dedicati.

Chiediamo soprattutto di riconoscere che le persone con disabilità hanno bisogni ordinari e comuni, salute, benessere, sicurezza, cultura, aria pulita, servizi user-friendly e tecnologia e che la Milano del futuro deve essere una città dove i bambini possano salire sui mezzi adeguati, giocare, divertirsi e istruirsi usando tutte le opportunità che questa grande città può offrire.

Siamo qui per chiedere di costruire politiche di supporto per le madri e i padri e servizi che agevolino la conciliazione dei tempi famiglia-lavoro.

Non lo facciamo per i bambini con disabilità, lo facciamo perché crediamo che il passo della città debba essere veloce ma inclusivo, innovativo ma universale, tecnologico ma user-friendly.

Milano ha fatto una bellissima iniziativa sul verde pubblico: ha messo online la mappa dei suoi alberi. È possibile cliccare sulla mappa del verde della città e scoprire informazioni sugli alberi e sui loro benefici per l’ambiente urbano.

Oggi sappiamo quanti alberi abbiamo nella nostra città ma non abbiamo una stima precisa di quanti sono i bambini con disabilità nella città. Il problema è molto complesso perché serve una piattaforma dove integrare i dati sanitari, i dati Inps, dei servizi territoriali, dei pediatri, del privato sociale.

Presidente, Consiglieri vi chiediamo che il Consiglio comunale avvii il processo per fondare un osservatorio dinamico che possa arrivare a “contare” i bambini con disabilità perché i bambini possano “contare” nelle azioni di pianificazione e di programmazione di tutti gli stakeholder e che trovi le risorse per sostenerlo con un progetto ambizioso.

Vi chiediamo di aiutarci a fare da apripista in questa battaglia che è anche nazionale (ricordo a tutti che le statistiche Istat partono dai 6 anni a rilevare la condizione di disabilità) e che i dati disponibili sono quelli dall’obbligo scolastico.

Vi chiediamo di aiutarci a far sentire alle famiglie che la città è pronta ad accogliere una bambina o un bambino che ha delle difficoltà e a sostenere i desideri e i sogni dei suoi genitori, in un percorso che facilita le connessioni e le risorse dell’amministrazione, della scuola, dei servizi sanitari, delle aziende, delle università.

La città ha bisogno dei bambini con disabilità come dei suoi alberi, baluardo contro i veleni dei peggiori egoismi.

Per approfondimenti http://www.un.org/en/events/disabilitiesday/background.shtml

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