Dopo il primo effetto di straniamento avuto per il dover chiudere tutti i servizi, ci siamo rimessi al lavoro per riprogrammare tutte le nostre attività perché avevamo un’urgenza importante: non lasciare soli i nostri bambini, non lasciare sole le nostre famiglie.

Perché interrompere i progetti di vita e i progetti educativi dei bambini potrebbe voler dire perdere abilità e competenze acquisiti in vari mesi di lavoro.
La relazione con l’educatore è sicuramente insostituibile, ma il nostro team composto da pedagogista, neuropsicomotricista e tutto il personale educativo si è messo al lavoro per scoprire nuove modalità di interagire con le famiglie, restando a distanza.

Così ci siamo attivati su più fronti fino a partire dalla chiusura dei servizi, lo scorso 11 marzo fino a quando ci saranno nuove disposizioni del Governo.

24 Aprile - La quinta settimana di emergenza

Come stanno andando le cose? Partiamo da questa semplice domanda nella chiacchierata con Marta Lanzini, coordinatrice de L’Officina delle Abilità, il Centro Diurno per bambini con disabilità che a causa dell’emergenza sanitaria ha dovuto riconfigurare completamente, come tutti i servizi di L’abilità, le proprie attività.

Marta risponde subito “Bene, …” Poi si ferma, fa un respiro e inizia a raccontare. Tutta la complessità del momento è sintetizzata in quella sospensione…

I bambini, le famiglie e lo staff del CDD stanno nel complesso reggendo bene e sono riusciti a trovare un equilibrio in questa relazione a distanza. Anzi, inizialmente ci sono stati anche momenti di entusiasmo: alcuni genitori erano contenti di poter avere pù tempo a disposizione da trascorrere con i propri bambini. Altri, più dubbiosi, hanno scoperto risorse e forze che non pensavano di avere.

Ma, ovviamente, c’è un ma…

Non possiamo nasconderci che ci siano una serie di difficoltà, ordinarie nella vita della famiglia di un bambino con disabilità, che in questo momento possano essere esasperate dalla situazione.

Non possiamo nasconderci che per i bambini la situazione è difficile e genera problemi, anche banali, ma che compromettono (o rischiano di compromettere) l’equilibrio del nucleo familiare tutto.
Un esempio? Se un bambino aveva difficoltà a dormire, prima del lockdown, ora la situazione è nettamente peggiorata. Il cambiamento della routine e la perdita dei ritmi crea ripercussioni anche fisiologiche, che possono alla lunga logorare.

Non possiamo nasconderci che non sia stato per niente semplice spiegare ai bambini la situazione. A seconda delle disabilità e delle competenze, alcuni bambini sono stati in grado di assimilare la situazione, altri hanno compreso che ci sono regole nuove ma il perché di tutti questi cambiamenti non è stato afferrato completamente.

Non possiamo nasconderci che i problemi maggiori riguardano le famiglie nelle quali entrambi i genitori hanno continuato a lavorare (fuori casa o in smartworking): fortunatamente tutte sono riuscite a comporre turni o modalità lavorative in modo tale da potersi alternare nella cura dei figli. Cosa che comunque hanno dovuto fare fin da subito perché le scuole hanno chiuso prima del CDD.

Non possiamo nasconderci come la grande fatica sia quella di riuscire a mantenere stimoli adeguati al e per il bambino. Lo sforzo messo in campo dai genitori è grandissimo: devono farsi educatori, insegnanti, terapeuti e al tempo stesso rimanere comunque mamme e papà… All’inizio dell’emergenza la prima preoccupazione è stata quella di verificare e sostenere la salute psicofisica del nucleo familiare, poi via via nel tempo l’intervento è diventato più mirato ai bisogni e alle necessità del bambino, con l’inserimento progressivo delle educatrici di riferimento.

Non possiamo nasconderci che in questo momento, per quanto i genitori si stiano impegnando al massimo, i bambini corrano il rischio di perdere competenze e abilità acquisite. Proprio su questo versante si è concentrata la nostra attività: proporre delle attività che potessero essere svolte dai bambini per stimolarli e mantenere attive le abilità acquisite, pur nel contesto casalingo e con i materiali a disposizione.

L’aspetto che complica maggiormente la situazione è relativo al fatto che la relazione educativa in questo momento oltre a essere a distanza è mediata dai genitori. Nel normale lavoro educativo se, per esempio, devo far vedere a un bambino come si taglia, posso accompagnare la sua mano nel movimento… ora devo spiegare alla mamma o al papà come farlo.

E questa cosa richiede un grosso impegno da parte di tutti… I genitori si stanno spendendo al meglio delle proprie possibilità e delle condizioni date… ma gli stimoli sono tanti, le necessità anche e i bisogni di cura innumerevoli. Il carico è pesante e c’è anche una forte preoccupazione rispetto al fatto che ci potrebbero essere delle regressioni. Ai genitori in questo momento è chiesto tantissimo… temo arriveranno stremati alla fine del lockdown.

Gli interventi educativi sono sempre personalizzati rispetto alle competenze e alle abilità del bambino… ora, se possibile, lo sono ancora di più: si progettano interventi e soluzioni ad hoc rispetto ai materiali a disposizione per ogni famiglia, al contesto familiare, alle condizioni di ognuno. E si sostengono le famiglie anche sugli aspetti pratici: da quello che mangiano, a come si lavano i denti a tante altre piccole cose che non funzionano più come prima.

Questo momento è difficilissimo per i genitori ma è ovviamente molto difficile anche per noi operatori che dobbiamo ripensare il nostro intervento da zero, oltre tutto in un contesto, quello casalingo, distante e che non possiamo padroneggiare pienamente.

Non possiamo nasconderci che non sempre le cose funzionano: perché ci sono bambini che hanno imparato che possono interrompere la chiamata e lo fanno, perché ci sono bambini che si alzano dal tavolo e non ritornano più, perché non sempre i bambini reggono la relazione. Cosa che succedeva ovviamente anche durante le attività del CDD, ma in quel caso potevamo recuperare anche “fisicamente” il bambino, adottando tecniche e modalità consolidate… a distanza dobbiamo adottare nuove modalità e soluzioni, sempre mediate dal genitore.

E il futuro?

Il futuro è incerto, per definizione. La certezza è che sarà un ritorno in salita… una sfida gigante, come quella che abbiamo affrontato in queste settimane. Ma a L’abilità siamo tutti pronti a coglierla, quella sfida, come abbiamo fatto fino ad oggi.

17 Aprile - La quarta settimana di emergenza

Ormai è passato ben oltre un mese dalla chiusura dei nostri servizi, e le ore educative perse dai bambini che frequentano i nostri servizi arriveranno a 5000 il prossimo 3 maggio.
E chissà ancora quante se ne perderanno. L’altra domanda che il nostro team di pedagogisti, neuropsicomotricisti ed educatori si pone è come si potrà a recuperare tutte queste ore che si traducono in competenze e abilità da rinforzare e da acquisire.

Ci siamo attivati a distanza e i coordinatori di tutti i servizi hanno inviato video, consigli e materiale alle famiglie proponendo attività specifiche per ogni bambini e offrendo supporto telefonico per i genitori nella gestione delle problematiche quotidiane.

Ma proprio perché il rapporto e il confronto con i genitori è stato continuo e costante abbiamo capito che per modulare al meglio l’attività a distanza vanno considerate non solo le necessità dei bambini ma anche quelle delle famiglie e per questo i servizi hanno in parte ripensato e ricalibrato le attività rispetto ai primi giorni dopo l’interruzione.

Sì perché con il passare delle settimane i bambini hanno manifestato nuovi bisogni e dopo settimane di isolamento, nuove preoccupazioni sono nate nei pensieri dei genitori rispetto a competenze apprese dai figli giorno dopo giorno e che potrebbero perdersi di contro molto velocemente.

Per fronteggiare tutto questo, ad esempio gli educatori del nostro Centro Diurno L’officina delle abilità ogni giorno ad orari prestabiliti, incontrano i bambini attraverso videochiamate su Skype per svolgere insieme le attività. Ogni bambino così ritrova il proprio educatore di riferimento e facilita lo svolgimento delle proposte.

Anche il Centro Agenda Blu ha deciso con il passare delle settimane di proporre attività che promuovessero le piccole autonomie dei bambini su cui restare allenati in queste settimane.

Quello che abbiamo capito è che nelle proposte di attività, è importante non perdere di vista anche i genitori, a cui in queste settimane si sta chiedendo molto: di essere mamma, papà, lavoratori, educatori, terapisti e anche insegnanti.

Noi ci siamo, e continuiamo a fare il nostro lavoro di educatori anche a distanza, ma la nostra riflessione sulle attività a distanza deve partire da questo: dai bisogni dei bambini e dalla necessità di non far regredire, parola che ci fa paura, le loro competenze, ma anche dai bisogni dei genitori che faticano sempre di più a trovare spazi e tempi per essere nostri alleati e supportare loro il nostro lavoro.

10 Aprile - La terza settimana di emergenza

Questa settimana, vogliamo raccontarvi un altro pezzo di lavoro importante che stiamo facendo per non perdere il contatto con i bambini e le famiglie che frequentano i nostri servizi. Ovvero la preparazione e la consegna delle nostre Right Box!

L’idea di Right Box è nata durante i primi giorni di marzo, in piena emergenza sanitaria, e quando abbiamo capito che il ritorno alla normalità non sarebbe stato né breve né facile.

Il progetto The Right Box ha implicato non solo uno studio attento delle esigenze di gioco per ogni bambino e la conseguente composizione dei contenuti rispetto alle singole abilità e competenze ma anche la definizione di un processo di “produzione e distribuzione” che è stato costruito in velocità, con ottimi risultati.

Si è posto fin da subito il problema delle consegne: come far arrivare 200 scatole in altrettanti punti della città (e talvolta anche fuori Milano)?
Le nostre forze – L’abilibus, non erano certo sufficienti a gestire una mole di lavoro così imponente, in un contesto così difficile come l’attuale. Ci è venuto in soccorso, ed è stato determinante, un nostro volontario che, fortuna vuole, ha proprio un’impresa familiare che si occupa di trasporti.
Questo volontario, insieme a tutta la famiglia, si è speso con devozione e impegno e non finiremo mai di ringraziarli tutti e tutte per questo.

Con il loro aiuto tutte le questioni relative al trasporto di The Right Box si sono ovviamente snellite, anche perché le condizioni di contorno sono andate complicandosi, con le restrizioni progressive e sempre più stringenti, ma il trasporto è solo l’ultima tappa nella costruzione delle nostre scatole giuste. È un lungo e complesso di gioco a incastri tra esigenze del bambino, tempi di consegna, materiali, trasporti, logistica: e tutti i pezzi si stanno miracolosamente componendo permettendoci di essere vicini ai nostri bambini e alle loro famiglie.

Proviamo a ricostruire con ordine i diversi passaggi.

La prima tappa nella “costruzione” ha riguardato l’inventario dei giochi e dei materiali che avevamo a disposizione e la ricerca di nuovi giochi per integrarli, che sono arrivati progressivamente in sede, grazie anche al sostegno di aziende produttrici di giocattoli.

La seconda tappa, in stretta collaborazione con i coordinatori e gli educatori dei vari servizi, è stata la definizione del contenuto specifico di The Right Box per ciascun bambino, in relazione ai materiali a disposizione e a quelli che sono arrivati in questi giorni. I giochi e i materiali sono stati scelti in continuità con le attività che stavano svolgendo per non interrompere la relazione educativa. Questa fase ha comportato, e comporterà nelle prossime settimane, la necessità di volta in volta di riadattare il contenuto della scatola, nel caso in cui alcuni giochi non dovessero pervenire o dovessero avere delle caratteristiche diverse da quelle previste.

Tutto questo processo ha comportato la necessità di dover costruire ad hoc un sistema di catalogazione dei materiali e di gestione della “catena di montaggio” di ogni singola scatola.

Una volta pronte per le scatole, è necessario organizzare il giro di consegne – ottimizzando gli spostamenti e contattando le famiglie per annunciare la consegna.

E questo è uno dei momenti più gratificanti: è bello sentire le voci commosse, è bello capire che questo gesto, per le famiglie, significa vicinanza e affetto. Come volevamo che fosse.

Questo riscontro è quello che ci spinge ad andare avanti, nonostante gli inghippi e le difficoltà, che ci sono stati, e forse, ci saranno.

Un lungo processo insomma, tante tappe per riuscire a portare il gioco nelle case di 200 bambini: un percorso che non riusciremmo a realizzare se non grazie all’aiuto dei tanti che si stanno spendendo per contribuire al progetto – dai volontari alle case produttrici di giochi che hanno fatto donazioni e di chi ha scelto di sostenere la campagna attivata su Rete del Dono.

3 Aprile - La seconda settimana di emergenza

Dopo la prima settimana in cui il lavoro è stato riprogrammato, e tutti i servizi si sono dati da fare per dare supporto alle famiglie a distanza.

Questa settimana altre 20 famiglie hanno richiesto alla coordinatrice dello Spazio Gioco il manuale di gioco con i suggerimenti delle attività da fare insieme ai bambini.

E dopo l’iniziale stop anche il servizio di Assistenza educativa domiciliare è ripartito. Il coordinatore dall’inizio della scorsa settimana sta inviando proposte di attività a tutti i bambini in carico, tenendo conto delle capacità di ognuno di loro e rimanendo a disposizione delle famiglie per un supporto telefonico a distanza.

Ed è questo che più chiedono le nostre famiglie in questi giorni di emergenza: un supporto, un consiglio e la condivisione di una nuova routine quotidiana che faticosamente stanno trovando in questi giorni.

Non sempre nella difficoltà della gestione quotidiana tra lo smart working, la scuola e la cura degli altri figli, i genitori hanno costruito un nuovo equilibrio.
E noi abbiamo capito che il modo per stargli vicino, per supportarli è ascoltare preoccupazione e difficoltà e calibrare la proposta delle nostre attività sui bisogni di ogni bambino, privilegiando quelle che il bambino può fare in autonomia. 

Il principale sostegno che in questo momento possiamo e dobbiamo dare alle famiglie è l’ascolto.

20 marzo - La prima settimana di emergenza

Il centro Agenda Blu offre assistenza telefonica 24h per le famiglie dei bambini dei bambini con disturbo dello spettro autistico che frequentano il servizio.
I genitori hanno la possibilità di contattare una neuropsicomotricista per esporre fatiche e chiedere consigli e supporto.
In queste prime settimane di chiusura sono state 6 le famiglie che hanno chiamato per ricevere supporto su esigenze specifiche, ma la coordinatrice del servizio è in contatto quotidianamente con tutte le famiglie.

La nostra psicologa di Spazio Famiglie è a disposizione è attiva a tempo pieno per tutta la durata del periodo di emergenza con una linea telefonica dedicata per permettere a padri e madri e nonni di poter essere supportati nel difficile compito di cura e sostegno alla quotidianità familiare.
L’attività in queste settimane non si è mai interrotta ed è proseguita a distanza.

Programmando a distanza di pochi giorni sedute di consulenza via skype sia per l’adulto che per i bambini. A questo servizio possono accedere anche nuove famiglie proprio per essere un supporto concreto in questo momento di emergenza.

In questi giorni di sospensione delle attività scolastiche, delle terapie abilitative e riabilitative, delle attività educative i bambini con disabilità e le loro famiglie si trovano a dover organizzare un tempo improvvisamente libero e difficile da riempire. Per questo con la coordinatrice dello Spazio Gioco abbiamo attivato una consulenza pedagogica a distanza cui i genitori si possono rivolgere per spiegare le loro difficoltà e ricevere consigli e suggerimenti rispetto a possibili attività di gioco da fare a casa con i loro bambini. Perché il gioco è un’esperienza vitale e fondamentale per tutti i bambini.
La coordinatrice è stata contatta da 30 famiglie che hanno ricevuto un manuale che spiega loro tutti i giochi e le attività possibili da fare con i bambini.

L’equipe de L’officina delle Abilità, il nostro Centro Diurno,  sta inviando attività educative da svolgere presso la propria abitazione. L’obiettivo principale è quello di mantenere una continuità relazionale ed educativa. I bambini, infatti, avranno la possibilità di vedere le educatrici (attraverso file video) e di svolgere attività che conoscono presso la propria abitazione. E in più la coordinatrice del servizio è a disposizione per dare supporto e consulenza telefonica ai genitori che lo richiedono.
In questi giorni sono state due le chiamate con richieste specifiche da parte delle famiglie, ma la coordinatrice è in contatto costante con le restanti famiglie.

Non si è mai fermata la Casa di L’abilità la nostra comunità residenziale che accoglie bambini molto fragili. Anzi il team operativo della Casa è impegnato, ora più che mai, in un grande sforzo per garantire la massima cura necessaria ai bambini accolti.

E poi da questa settimana ci siamo attivati con la consegna di Right Box a casa di tutti i nostri bambini. La scatola contiene giochi, libri di lettura e materiale didattico appositamente preparato dalla nostra equipe pedagogica che consente ad ogni singolo bambino di riprendere il percorso educativo bruscamente interrotto dalla chiusura dei servizi.

Le Right Box saranno consegnate direttamente a casa delle famiglie da una rete di volontari in queste settimane di emergenza.
Ad oggi sono state consegnate 32 scatole.

Un semplice dono, un gesto semplice che possa dire alle nostre famiglie “vi siamo vicini”. È una scatola giusta perché per noi di l’abilità è giusto che in tempo di paura per una malattia dobbiamo continuare a far star bene i bambini e dare speranza.

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