La quotidianità è questione di rete

Nei nostri servizi, la presa in carico dei bambini e delle bambine con disabilità e delle loro famiglie non si concepisce senza tenere conto degli ambienti di vita da loro frequentati e delle persone che, nei diversi spazi e nelle diverse fasi di vita, possono incontrare.

Pensando ai bambini che frequentano L’abilità, sono l’ambito scolastico e quello sanitario quelli con i quali collaboriamo più intensamente per dare continuità al lavoro fatto nei nostri servizi, accompagnando i bambini nella gestione delle novità, del cambiamento e nella ripresa della “vita di tutti i giorni”, rimasta in sospeso per diverse settimane. Troppe, in alcuni casi.

Nel caso specifico della scuola, suddetta collaborazione vede nella figura dell’insegnante di sostegno un elemento indispensabile. Una figura di riferimento per gli studenti e per le famiglie, sempre più declassata, svolta il più delle volte da persone che non hanno ricevuto una preparazione specifica e, sempre più spesso, non garantita nei tempi e nelle modalità a cui i bambini e le famiglie hanno diritto.

Una situazione drammatica quella che ogni anno, nel mese di settembre, si ripresenta (nelle scuole primarie della città di Milano mancano 300 insegnanti di sostegno), minacciando la qualità di vita dei bambini con disabilità e delle loro famiglie, il loro percorso di crescita e ostacolando la collaborazione tra i nostri servizi e la scuola.

Riprendere in mano una routine fatta di una serie di momenti che poi diventeranno una costante, e di persone nuove con le quali verranno condivise numerose attività, è un passaggio che con i bambini e le bambine di L’abilità deve essere strutturato poiché non immediato.

Se realizzato in modo corretto, come evidenziano le docenti Angela Mascitti (docente di sostegno), Chiara Longobardi (docente area logico-matematica) e Michela Giangualano (docente area linguistica), punti di riferimento di uno dei bambini dell’Officina delle abilità, queste attività di accompagnamento e preparazione aiutano loro a “vivere con molta tranquillità e naturalezza il rientro a scuola e la ripresa delle varie attività didattiche anche nei confronti di figure di riferimento nuove. Tutto questo perché sicuramente il lavoro svolto nel centro diurno permette a tutti i bambini che lo frequentano di riacquistare una routine scolastica senza traumi”.

Ma il rientro a scuola vede protagonisti anche gli insegnanti, in modo particolare coloro che, durante tutto l’anno scolastico, affiancano i bambini con gravissima disabilità che frequentano la Casa.

Maria Giglio, insegnante di sostegno di uno dei bambini ospiti della Casa di L’abilità, illustra il modo in cui il materiale didattico viene adattato per rispondere al meglio ai suoi bisogni.

“Poiché lei ha una comunicazione visiva, prepariamo delle grafiche al pc di benvenuto e di solito i bambini portano sempre dei disegni realizzati nelle vacanze estive”. Inoltre, prosegue Giglio, “cerchiamo di farle conoscere più spazi nuovi e ambienti stimolanti, in modo da renderla protagonista nelle ore che trascorre a scuola”.

Un rientro a scuola che, nel caso di bambini con gravissima disabilità, rappresenta una routine “che può variare a seconda del loro stato di salute”, prosegue Giglio, e alla quale i compagni di classe partecipano attivamente cercando di “attirare la sua attenzione o facendole vedere dei pittogrammi colorati che lei ama molto”.

Il ruolo degli altri alunni con i quali i bambini che frequentano L’abilità condividono spazi e attività viene sottolineato anche da Maria Larotonda, insegnante di sostegno, e Alessia Calò, educatrice, entrambe punti di riferimento per un altro bambino della Casa, le cui attività scolastiche vengono prevalentemente realizzate in classe “cercando, quando possibile, di adattare il lavoro dei compagni alle sue abilità”.

L’adattamento dei materiali viene realizzato non soltanto a scuola, per permettere ai bambini con disabilità di partecipare in modo il più inclusivo possibile (“Da giugno, inoltre, abbiamo un ulteriore strumento che sta entrando sempre più nella sua routine: il VOP”, affermano Larotonda e Calò), ma anche dagli operatori di L’abilità.

Per quanto riguarda gli strumenti di comunicazione, è necessario sottolineare che, oltre ad aiutare i bambini con disabilità a capire certi tipi di comunicazione, devono aiutarli a diventare protagonisti del proprio racconto, utilizzando le proprie risorse e appoggiandosi ai materiali preparati ad hoc dal personale educativo.

“Per noi insegnanti”, continuano Larotonda e Calò, “rivederlo dopo una lunga pausa estiva è sempre molto emozionante: ci piace ascoltare i racconti da parte degli educatori di L’abilità e guardare insieme a lui brevi racconti scritti in CAA (prodotti da L’abilità) in cui viene raccontata la sua estate”.

Un momento, quello del rientro dalla pausa estiva, che mette alla prova tutte le persone che fanno parte della quotidianità dei bambini e in cui, ancora una volta, solo con un lavoro di rete e il dialogo tra ciò che succede nei nostri servizi e ciò che accade fuori, può diventare un’occasione di inclusione.

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