Negli ultimi mesi, l’associazione L’abilità Onlus ha avviato un percorso che porrà le basi per la stesura di un piano di sostenibilità. Un documento fondamentale anche per gli enti del Terzo Settore, la cui attuazione coinvolgerà attivamente i bambini che frequentano i servizi, i dipendenti, i volontari e tutti gli stakeholder.
Silvana Carcano, founder e socia di Ethycon, Società Benefit specializzata in Consulenza in sostenibilità ed etica negli affari, che accompagnerà L’abilità in questo percorso, risponde a una serie di domande che aiutano a comprendere l’importanza di questo percorso e le possibili ricadute.
Cosa si intende per sostenibilità?
Il concetto di sostenibilità rinvia a quello della durabilità nel tempo, economica, sociale e ambientale: è come uno sgabello a tre gambe, non si può escludere una delle gambe senza far cadere l’intero sgabello.
Un’organizzazione deve saper gestire la grave questione ambientale, riducendo il suo impatto ambientale, ma anche, contemporaneamente, garantire continuità economica e sviluppare una catena del valore sostenibile, in cui i diritti umani e il benessere delle persone sia messo al primo posto.
Quali cambiamenti e di che tipo ha scatenato questo percorso all’interno di L’abilità da quando è stato avviato?
È stato istituito un Comitato della sostenibilità per coordinare tutte le iniziative e i progetti di sostenibilità e, nel futuro, la strategia di sostenibilità. È stato realizzato un Piano di sostenibilità e le relative attività vedranno il coinvolgimento di tutti gli interlocutori, perché è la partecipazione di tutti che genera valore nell’intraprendere un percorso di sviluppo sostenibile.
Come incide un percorso di questo tipo in modo diretto sulla qualità di vita dei bambini e delle famiglie che frequentano i servizi di L’abilità?
Un’organizzazione più sostenibile è più attrattiva rispetto a collaboratori, volontari e finanziatori, con effetti positivi sui servizi e le tariffe offerti ai bambini e alle famiglie. Inoltre, educare e coinvolgere bambini e famiglie in piccoli progetti di sostenibilità ha un impatto educativo positivo e inclusivo.
Dopo un anno di lavoro insieme a L’abilità, come definirebbe il rapporto tra la nostra associazione e la sostenibilità?
L’abilità è già un’organizzazione sostenibile dal punto di vista sociale ed economico. Doveva lavorare sull’impatto ambientale, importante da misurare e ridurre. L’impegno profuso in questo anno sta già dando buoni frutti: stiamo calcolando la Carbon Footprint, stiamo rivedendo i criteri di valutazione e selezione dei fornitori, stiamo approfondendo il tema della raccolta differenziata e del riciclo.
La nostra campagna “Le parole vuote” accende i riflettori sulle diverse parole legate alla disabilità da riempire di significato. È la parola sostenibilità una di queste parole?
Sì, la parola sostenibilità può essere riempita di significato quando tutti ne comprendono il valore che genera: tutti, nessuno escluso, altrimenti il rischio è che rimanga una parola vuota, esangue, una sorta di moda che poi terminerà il suo potenziale.
La sostenibilità gestita in maniera seria e profonda deve affondare le sue radici nel paradigma dell’economia civile, che, anche in questo caso, introduce nuove parole nel mondo economico organizzativo: parole di generatività, di beni relazionali, reciprocità, dono, fraternità, meritorietà, comunità, felicità pubblica.
La tras-formazione (il dare nuova forma) del paradigma economico attuale è condizione necessaria per affrontare con serietà la gravissima crisi ambientale, disuguaglianze sociali crescenti e disengagement sempre più alti tra i lavoratori e le lavoratrici. Come insegna la Scuola di Economia civile: o è civile, o non è economia.