Parlare del progetto di vita come una de #leparolevuote significa affrontare i desideri e le aspettative legittime delle famiglie di persone con disabilità che, molto spesso, rimangono irrealizzate. Una serie di passaggi vitali che non avverranno mai e che, dietro alle parole, lasciano un vuoto da colmare.
Per i 200 bambini e bambine con disabilità che frequentano ogni giorno i nostri centri specializzati, il vuoto rappresentato dalla parola #progettodivita assume la forma di una diagnosi che tarda ad arrivare, di un percorso educativo e riabilitativo impossibile da avviare per mancanza di fondi, o dell’assenza di momenti di leggerezza in una quotidianità scandita da ritmi terapeutici che impediscono di ridare un senso a parole come #gioco.
Per le famiglie, vedersi negare il diritto al #progettodivita dei propri figli significa dover abbandonare il lavoro per dedicare l’intera giornata all’assistenza del proprio figlio, sacrificando tempo e spazio per sé stessi. Una potenziale situazione di malessere che rischia di mettere in crisi l’intero nucleo familiare e che, da oltre 25 anni, viene messa al centro grazie a servizi specifici come il sabato di sollievo o lo spazio famiglie, dove i caregiver e l’interno nucleo familiare possono ritrovare il proprio spazio e il proprio benessere.
A L’abilità lavoriamo quotidianamente per restituire senso e forma al #progettodivita, accompagnando bambini e bambine con disabilità e le loro famiglie nella costruzione del proprio futuro. Perché il diritto al progetto di vita è il diritto fondamentale è la condizione necessaria per iniziare a progettare un futuro che comincia oggi e che, con il tuo sostegno, può essere rappresentato da tante nuove opportunità.