Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il Covid 19

In queste settimane L’abilità non ha interrotto il dialogo con le Istituzioni per portare avanti la voce e i bisogni dei bambini, delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Perché di fatto il lockdown non è ancora finito.
Ecco la riflessione della nostra presidente Laura Borghetto

Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il Covid 19

È tardi. Chiudo il pc dopo l’ennesimo tavolo di discussione. Per la prima volta sono rimasta muta sfruttando il microfono spento della piattaforma che ti permette di incontrare tante persone simultaneamente e di non confrontarti con nessuna. Perché la relazione – quella vera –  nasce dagli sguardi, dal respiro che senti dell’altro, dalla gioia che ti trasmette o dalla rabbia che gli leggi dentro.

Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il covid 19. Ho provato una nuova rabbia. Una rabbia muta. Gli argomenti si snocciolano sul tavolo: la riapertura dei servizi per le persone con disabilità, le vacanze e i centri estivi, il progetto di vita, le risorse, l’emergenza, mirabolanti progetti di parchi tematici per i diritti nella città del futuro.

Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il covid 19. Le parole rimbalzano tra le immagini dei presenti, chiusi nelle proprie case, distanti nei propri pensieri.

Non riesco a dire che sono indignata. Che per le persone con disabilità il lockdown continua, che i loro diritti e la loro emancipazione – se mai sono stati una priorità – adesso sono dipendenti da linee guida che sono linee e non guida, da tavolini dei bar che fanno inciampare le persone cieche, da servizi sociali che gradualmente stanno riaprendo.

Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il Covid 19. I rumori di fondo entrano nella discussione. La casa di una madre sola con un figlio con disabilità perché il marito è in ospedale. Un’altra madre che si collega in ritardo perché da sola ha cercato di attrezzare il proprio centro con le misure di protezione.

Facce segnate nello schermo. Le conosco. Conosco le loro storie e i loro figli. Ma resto muta. Chiedono di esserci nella città, chiedono di far uscire i loro figli dalle case e di poter pensare all’estate, alle vacanze.

Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il Covid 19. Sento un forte odore di pioggia e dalla finestra entra un po’ d’aria. Non vi preoccupate c’è il centro estivo, i servizi diurni resteranno aperti ad agosto. Sono paralizzata. Credevo che i centri estivi fossero per i bambini e non per gli adulti di 30, 40, 50 anni. E il contributo, il contributo vacanze? Non esiste più! c’è il progetto di vita che l’assistente sociale predisporrà con la famiglia..  i servizi non sono mica juke box.

Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il Covid 19.

Sono sempre più muta. Penso ai nostri centri aperti da tre settimane, ai protocolli che stiamo scrivendo da giorni, alle mascherine da comprare, alle sanificazioni. Penso all’estate che stiamo progettando senza fondi pubblici.

Ma non è colpa nostra se la città è stata chiusa per il Covid 19. Chiudo il Pc. Esco all’aria e penso che avrei dovuto parlare di discriminazione, di diritti, di pari opportunità. Che è mio compito e mio dovere.

Stamattina mi alzo e leggo che George Floyd aveva il Covid 19. Come ha detto il legale della famiglia – non l’ha ucciso la pandemia ma la discriminazione. Non cooperate con l’ingiustizia, protestate contro, tutti noi meritiamo qualcosa di meglio.

È colpa nostra se la città è ancora chiusa per il Covid 19.  

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