Buon lavoro a Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

“Ogni inizio è accompagnato da speranze. Quando però si tratta di assumere un compito che consiste nella tutela e nella promozione dei diritti di bambini e ragazzi, le speranze si trasformano immediatamente in responsabilità. Perché ai più piccoli, specie se vulnerabili, servono risposte. Risposte vere e concrete”.

Carla Garlatti inaugura con queste parole il proprio lavoro come Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, in un momento particolarmente complesso per bambini e ragazzi, che stanno pagando a caro prezzo e a diversi livelli le restrizioni imposte dalla crisi pandemica.

Un ruolo di fondamentale importanza quello dell’Autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza, istituito nel 2011 per assicurare a livello nazionale la piena attuazione e la tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti, così come sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – ratificata in Italia nel 1991.

Carla Garlatti è magistrato dal 1986, fino a pochi giorni fa presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste, in precedenza è giudice nei Tribunali di Udine, Milano, Venezia e Padova, consigliere presso la Corte d’appello di Venezia e ha lavorato all’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia.

Nelle prime dichiarazioni ha sottolineato due nodi di fondamentale importanza. Da un lato l’importanza dell’ascolto del minore, perché “Ascoltarli non significa dare loro quello che chiedono, che non è sempre realizzabile o corrisponde al loro interesse. Però ascoltarli ci dà la dimensione di quelle che sono le loro esigenze”. E dall’alto la necessità di una forte sinergia tra quanti si occupano di infanzia perché “Nessuno si può muovere da solo se vuole raggiungere dei risultati, soprattutto nel settore minorile. Bisogna lavorare tutti per lo stesso obiettivo, quello della realizzazione concreta dei diritti dei minori. Credo che operiamo tutti per la stessa finalità, la sinergia non dovrebbe essere così difficile”.

Insieme quindi, noi ci siamo.

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