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di Elisa Rossoni, pedagogista e coordinatrice dello Spazio Gioco

«Qual è il gioco preferito di suo figlio? Quali giochi fa a casa?»
Segue l’imbarazzo. A volte il silenzio. Mamma e papà si guardano e insieme cercano una risposta. Balbettano qualche parola. Forse per la prima volta si trovano a rispondere a questa domanda; sono sempre stati interrogati circa le abilità e gli apprendimenti del loro bambino: se e quando ha imparato a camminare, a parlare, a mangiare da solo, a rimanere seduto, se ha raggiunto il controllo sfnterico. Nessuno sembra mai essersi interessato al gioco, al piacere e al divertimento di un bambino con disabilità.
A partire dalla necessità di trovare una risposta a questa domanda che, da tanti anni, poniamo ai genitori durante i momenti di incontro e colloquio, è nato il servizio educativo
Lo Spazio Gioco.
Una domanda che potrebbe sembrare banale e scontata perché il gioco nasce e si sviluppa spontaneamente nel percorso di sviluppo tipico di un bambino.

I bambini, dalla nascita, iniziano a esplorare, toccare e muoversi per conoscere se stessi e il mondo, afferrano, indicano o chiedono ciò che desiderano, amano sfidarsi e sperimentare le loro capacità, cercano gli altri per condividere un’attività, si lasciano accarezzare dal tempo di una solitudine beata per immaginare e fantasticare. I bambini imparano quindi a giocare in autonomia e i genitori non badano a ciò che succede nei rifugi segreti delle loro camerette.
Quando, invece, un bambino fatica a fermarsi, concentrarsi e rimanere seduto, non guarda ciò che le sue mani toccano o manipolano, non sembra interessato a ciò che lo circonda, non deambula e fatica ad afferrare gli oggetti, non è in grado di esprimere verbalmente i suoi interessi allora si pensa che non sia in grado di giocare.
Noi crediamo che non sia così. Ogni bambino, oltre i deficit legati alla sua patologia, custodisce dentro di sé il desiderio di giocare, di stare bene e divertirsi. Ogni bambino ha diritto a vivere
l’esperienza conoscitiva e immaginativa del gioco.

Affinché il bambino con disabilità possa partecipare attivamente e da protagonista alle attività di gioco è necessario strutturare un ambiente che possa sostenere adeguatamente le sue possibilità e difficoltà. Ma ancor prima crediamo che sia fondamentale pensare e istituire un luogo accogliente e abitato dalla bellezza, uno spazio e un tempo dove circola il piacere di imparare.
Per questo le educatrici, oltre ad avere competenze specifiche nell’ambito della disabilità, accolgono ogni pomeriggio con passione e dedizione i bambini che frequentano il nostro servizio. Giocano con i bambini, li stimolano nella scelta di un gioco libero e propongono attività strutturate, preparano scrupolosamente le stanze entro cui si svolgono le attività avendo cura che non ci siano troppi stimoli distraenti e che siano illuminate adeguatamente, scandiscono il tempo del gioco nel rispetto delle capacità di attenzione dei bambini e nell’alternanza di momenti di attività e di riposo, costruiscono e adattano i materiali e i giocattoli in modo che risultino a tutti comprensibili e che consentano la partecipazione in autonomia.
Il lavoro dell’équipe non si esaurisce nei momenti di attività con i bambini, ma si amplifica nel costante confronto con le figure sanitarie e educative che hanno in carico il bambino per condividere il suo percorso di vita, obiettivi e modalità educative di intervento.

In conclusione ritorniamo da dove siamo partiti, alla famiglia. Ogni giorno raccontiamo ai genitori le attività che vengono proposte a Lo Spazio Gioco, condividiamo con loro la scoperta di un nuovo interesse del bambino o l’apprendimento di una nuova attività ludica, li sosteniamo nella possibilità di ritrovare il piacere del gioco e sperimentare a casa, con il loro bambino, la relazione trasformatrice che avviene nel cerchio magico del gioco.

Ogni giorno, da vent’anni, lavoriamo e continuiamo a mettere in circolo creatività, passione e professionalità per restituire al bambino con disabilità e alla sua famiglia il diritto e il piacere del gioco in vista dell’inclusione sociale.
Ogni bambino ha diritto a vivere l’esperienza conoscitiva e immaginativa del gioco.