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A Milano alcuni ragazzini scagliano sassi contro una tredicenne con un lieve ritardo mentale.
A Cosenza, un gruppo di bambini della scuola primaria rinuncia alla gita scolastica perché un loro compagno in carrozzina non può salire sul pullman che deve accompagnarli a destinazione.

Storie diverse, esempi di cattiva educazione da una parte e di inclusione dall’altra. Non c’è una chiave di lettura per spiegare questi episodi, ma in entrambi i casi forse si deve partire dal principio: dall’educazione dei protagonisti di queste storie che innanzitutto sono bambini e dal pensare di costruire una cultura diversa della disabilità nelle scuole e per le scuole.
Noi di bambini ne vediamo tanti. Quest’anno, per esempio, ne abbiamo incontrati più di 400 grazie ai laboratori che facciamo nelle scuole primarie della città di Milano, per promuovere una nuova cultura della disabilità. Gli incontri sono quattro in tutto, e si svolgono nell’arco di un mese, una volata alla settimana e vengono strutturati in maniera diversa a seconda dei bambini che compongono una classe.
Il nome dei laboratori è “Pezzettino”, il titolo è preso da una storia  per bambini scritta da Leo Lionni, che racconta la storia di un piccolo pezzetto che va alla ricerca della parte che dovrebbe completare, fino a quando capisce che lui è unico, e che è forte della sua individualità.

Una delle domande che ci fanno più spesso i bambini delle scuole è “Che cos’è la disabilità?” e ancora “La disabilità è una malattia?”. Cosa vuol dire includere e riuscire a giocare con il loro compagno, cosa vuol dire controllare le emozioni e a volte anche la paura di giocare con lui.

Ecco, i bambini hanno bisogno di parole, parole che li aiutino a capire cosa sia la disabilità e cosa vuol dire che il loro compagno di classe è disabile.

Noi cerchiamo di dare loro queste parole e queste spiegazioni attraverso il gioco. Scoprire attraverso il gioco e i racconti l’individualità e le bellezza delle differenze, e far capire ai bambini che sono proprio queste differenze che caratterizzano e rendono unico e speciale ognuno di noi.

Uno dei laboratori che piace di più ai bambini è quello dei giochi psico-corporei che fanno sperimentare ai bambini limiti e difficoltà. I bambini bendati devono passare un palloncino ai compagni e sono obbligati a stare fermi a giocare. Così i bambini scoprono che ci sono tanti modi per giocare anche se si hanno delle difficoltà e vengono stimolati a trovare dei giochi alternativi per il loro compagni che invece hanno delle difficoltà.

Nei quattro incontri cerchiamo di far capire cosa significa inclusione e gettare i semi affinché nascano comportamenti e idee per segnare un percorso che metta in risalto l’individualità del singolo per il valore della sua diversità.

A volte ci stupiamo perché i bambini hanno gli occhi ben aperti sulla disabilità, perché vedono il loro compagno uguale a loro, la disabilità è allora la normalità perché lo sguardo del bambino non ha pregiudizi.

Quello che facciamo è non far chiudere gli occhi a questi bambini a fare in modo che anche da adulti continuino a vedere la disabilità con quegli stessi occhi da bambino.

Per informazioni: comunicazione@labilita.org